Ciao,
da questa settimana siamo una community di più di 1000 persone! Grazie per l’attenzione e la passione che dedicate a supportare questo progetto con segnalazioni, condivisioni e passa parola. Dal momento che state dedicando in maniera cumulata, facendo due conti e usando stime prudenziali, più di due giorni a settimana a leggere questa newsletter mi sento ancora più responsabilizzato a proporvi argomenti importanti, spiegati bene e con brevi riflessioni personali che vi stimolino ad approfondire. E visto che mi sto divertendo e di solito in vacanza si fanno cose che ci piacciono la newsletter non andrà in vacanza!
Per i nuovi abbonati … sono Stefano Gatti e questo è il ventesimo numero della newsletter LaCulturaDelDato: dati & algoritmi attraverso i nostri 5 sensi. Le regole che ci siamo dati per questo viaggio le puoi trovare qui.
Ecco i cinque spunti del ventesimo numero:
🖐️Tecnologia (data engineering). Low-code development platform & databases ranking
Il trend low-code development, relativo a tutti quei tool che accelerano lo sviluppo di software abbassando la soglia di conoscenza necessaria per farlo, è molto forte e credo continuerà nel prossimo futuro. Ho parlato di soglia di conoscenza e non di di competenza perché non elimina certo dal gioco gli sviluppatori e non penalizza certamente quelli bravi. Sta trasformando il loro lavoro dando sempre più spazio alle loro capacità architetturali e progettuali. Per questo se sei un data-engineer ti consiglio di leggere con attenzione questo articolo di Ben Lorica e il suo team che fa un ranking sulle principali piattaforme di sviluppo low-code. In aggiunta credo sia utilissimo vedere l’approfondimento, presente nel post, sui low-code database dove trovi, tra gli altri, Airtable e Baserow che ti avevo segnalato la scorsa settimana
👀 Data Science. Our World in data
Our world in data è un progetto molto interessante che, se sei un data scientist, non puoi ignorare. E’ stato sviluppato e tuttora manutenuto da ricercatori dell’università di Oxford con la sponsorship di importanti organizzazioni e filantropi di tutto il mondo. Realizza ricerche e mette a disposizione dati relativi alle principali tematiche economico-sociali a livello globale come demografia, salute, sviluppo economico e soprattutto un “misuratore” di obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Onu. Se stai facendo una ricerca in questi ambiti o se ti servono dati, su scala nazionale ma con copertura globale, su queste tematiche questo è il punto da cui partire. Oltre i dati e usando gli stessi dati che mette a disposizione per tutti Our World realizza, come dicevo, anche ottime ricerche, trasversali alle varie aree, come questa che ti consiglio di vedere sulle motivazioni dell’abbassamento dell’aspettativa della vita media negli Stati Uniti.
👂🏾Organizzazione e cultura dei dati e algoritmi nelle organizzazioni. OKR: how to improve team & company culture with data.
In questo periodo si sente spesso parlare di OKR (Objectives and key results) ma poche organizzazioni li stanno adottando, e ancora meno al pieno delle loro potenzialità. Gli OKR rappresentano uno dei migliori esempi di come la cultura del dato influenzi la cultura aziendale, in positivo. Ho parlato recentemente con Antonio Civita che sta scrivendo “MAKE PROGRESS con gli OKR”, un libro di più 400 pagine, diviso in settimane invece che in capitoli, che unisce la teoria alla pratica per aiutare ogni team ad adottare questa metodologia di definizione degli obiettivi in azienda in pochissimo tempo. Se sei interessato, a me è stato molto utile, ti consiglio di leggere i due capitoli scaricabili gratuitamente dal sito dell’editore: il motivo della loro efficacia è subito chiaro: gli OKR rendono le persone più libere! Libere di poter esprimere il loro potenziale e di potersi concentrare su ciò che sanno fare meglio ma soprattutto libere di separare il proprio tempo dai risultati, migliorando la cultura aziendale, la qualità delle interazioni personali, la motivazione e il senso di progresso. Non solo a beneficio del singolo individuo che si sente più motivato, ma, se proprio vogliamo essere pragmatici, a beneficio dell’azienda stessa, che ottiene più valore dalle proprie persone. Il libro è attualmente in crowdfunding per i tipi di Flaco. Segui questo link per avere il 20% di sconto sul prezzo di copertina, le spedizioni gratuite e il tuo nome, insieme al mio, tra i ringraziamenti.
👃Investimenti in ambito dati e algoritmi. Fabrice Grinda: a great venture capitalist to follow
Se mi chiedessi il nome di tre venture capitalist da seguire a livello mondiale indicherei tra i tre sicuramente Fabrice Grinda. Non avrei alcun dubbio per una serie di motivi: capacità imprenditoriali di grande successo, un eccellente mix di competenza tecnologica e di business, trasparenza nelle strategie, performance pluriennali convincenti del suo fondo (Fj Labs), capacità di creare community e uno storytelling ricco di contenuti. Potrei proseguire oltre ma credo questo ti sia sufficiente. In questo articolo spiega come mai da inizio anno il suo fondo abbia mantenuto una strategia molto flessibile e prudente negli investimenti. Strategia peraltro anticipata a inizio Febbraio 2021 da un iconico articolo linkato nel post che vi ho suggerito, dal titolo “Welcome to the everything bubble”. Se vi ho incuriosito a sufficienza vi consiglio anche di dare un’ occhiata al sito del suo fondo Fj Labs dove puntualmente dal 2005 Fabrice registra tutte le start-up su cui ha investito, successi e soprattutto insuccessi compresi. E Fabrice crede e investe molto nel trend AI & data!
👅Etica & regolamentazione & impatto sulla società. Not conscious AI yet by Douglas Hofstadter
Douglas Hofstadter è un mito della mia gioventù da quando lessi il suo capolavoro del 1979 “Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante”. Ma ha scritto tanti altri libri importanti ed è a mio giudizio un grande esperto di scienze cognitive. E’ entrato nel dibattito mediatico sulla presunta coscienza delle più avanzate intelligenze artificiali di oggi con un breve articolo sull’Economist. Hofstadter espone il suo punto di vista usando, a differenza di molti altre posizione, un esempio concreto realizzato con gpt-3 stessa. Premesso che penso si debbano ancora fare passi in avanti nella comprensione neuroscientifica della mente umana, dell’emersione del nostro io e della nostra coscienza, se devo scegliere un punto di vista sull’argomento scelgo il suo. Si legge in 10 minuti. Se non avete proprio tempo di leggerlo vi ho tradotto il punto centrale utilizzando a mia volta un’intelligenza artificiale (deepL.com) che non ha capito cosa intendesse veramente Hofstadter: altrimenti si sarebbe rifiutata di farlo! :-) Eccolo … il passaggio chiave:
“Le persone che interagiscono con il gpt-3 di solito non lo sondano con scetticismo. Non gli danno input che spingano i concetti oltre il loro punto di rottura, in modo da non esporre l'insensatezza dietro le quinte. Gli forniscono facili tiri lenti (domande le cui risposte sono fornite in un testo pubblicamente disponibile) invece di subdole palle curve. Spesso gpt-3 colpisce questi tiri in pieno, facendo credere ai probatori che stia pensando piuttosto che attingere abilmente al suo vasto database.”
Se hai ulteriori suggerimenti e riflessioni sui temi di questo numero o per migliorare questa newsletter scrivimi (st.gatti@gmail.com) o commenta su substack.
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Alla prossima!