Grazie Stefano per la tua newsletter. È sempre preziosa, ogni sua parte.
Il commento di Willison sugli agenti mi ha colpito - perchè la mia esperienza aneddotica è che (persino in italia) siano sperimentati sempre più di frequente, con reazioni più positive che negative. Mi domando quanto del suo commento sia semplice "irritazione" per il fatto che il concetto di agente artificiale venga menzionato a sproposito e alludendo a una intelligenza completamente autonoma (che non è per niente). Per quello che vedo sinora, mi sembra che gli agenti siano semmai delle applicazioni che eseguono un worflow, facendolo però a) in maniera molto più flessibile, versatile e aperta a fonti esterne, rispetto alle precedenti applicazioni simili; b) in maniera infinitamente più semplice da programmare e modificare. Forse meno glam rispetto alla nozione di agente completamente autonomo; ma comunque tanta tanta roba.
Non sbagli e credo che la sua irritazione sia proprio dovuto alla presentazione e al racconto dei non-tecnici degli agenti come fosse extraterresti. Anticipi un tema di cui ho scritto nel numero che esce Sabato prossimo e parla (anche) di definizione degli agenti e citerò questo articolo di Anthropic https://www.anthropic.com/research/building-effective-agents che nella parte inziale prova a distinguere il concetto di workflows da quello di agente vero e proprio. Capisco che sia semantica ma a volte anche la semantica conta :-)
Grazie Stefano per la tua newsletter. È sempre preziosa, ogni sua parte.
Il commento di Willison sugli agenti mi ha colpito - perchè la mia esperienza aneddotica è che (persino in italia) siano sperimentati sempre più di frequente, con reazioni più positive che negative. Mi domando quanto del suo commento sia semplice "irritazione" per il fatto che il concetto di agente artificiale venga menzionato a sproposito e alludendo a una intelligenza completamente autonoma (che non è per niente). Per quello che vedo sinora, mi sembra che gli agenti siano semmai delle applicazioni che eseguono un worflow, facendolo però a) in maniera molto più flessibile, versatile e aperta a fonti esterne, rispetto alle precedenti applicazioni simili; b) in maniera infinitamente più semplice da programmare e modificare. Forse meno glam rispetto alla nozione di agente completamente autonomo; ma comunque tanta tanta roba.
Sbaglio ?
Grazie per le tue parole Ignazio.
Non sbagli e credo che la sua irritazione sia proprio dovuto alla presentazione e al racconto dei non-tecnici degli agenti come fosse extraterresti. Anticipi un tema di cui ho scritto nel numero che esce Sabato prossimo e parla (anche) di definizione degli agenti e citerò questo articolo di Anthropic https://www.anthropic.com/research/building-effective-agents che nella parte inziale prova a distinguere il concetto di workflows da quello di agente vero e proprio. Capisco che sia semantica ma a volte anche la semantica conta :-)
Per carità in quel caso lo capisco - anche a me nel mio piccolo fanno incazzare le etichette approssimative (un esempio per tutti : disruptive…)