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Ciao,
sono Stefano Gatti e questo è il centocinquantottesimo numero della newsletter LaCulturaDelDato: dati & algoritmi attraverso i nostri 5 sensi. Le regole che ci siamo dati per questo viaggio le puoi trovare qui.
Ecco i cinque spunti del centocinquantottesimo numero:
🖐️Tecnologia (data engineering). Marco Vinciguerra: come trasformare un problema in un'opportunità con l'AI
Presentati
Marco Vinciguerra, ho 24 anni e sto finendo la laurea magistrale in ingegneria informatica a Bergamo. Ho studiato all’Università degli Studi di Bergamo e ho fatto l’Erasmus a Riga, più precisamente alla Riga Technical University.
Vivere all’estero mi ha permesso di allargare la mia prospettiva.
E’ proprio durante il mio percorso all’estero che ho avuto l’intuizione del progetto che sto portando a termine: a seguito di un voto negativo in un corso che trattava metodologie di testing e verifica del codice ho notato che non c'erano molte tecnologie utili per estrarre dati da internet con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Da lì ho iniziato a fare ricerche e ho costruito e rilasciato una libreria open source chiamata ScrapegraphAI. Ad oggi vanta più di 400mila download e più di 17mila stars su Github. A giugno con Lorenzo Padoan ho aperto una società ScrapegraphAI Inc che si occupa di fornire un servizio API per scraping.
Il mio ruolo tra 10 anni sarà ... (continua la frase come fossi GPT-10)
Mi piacerebbe diventare il CTO di un progetto innovativo, lavorare con un team di giovani talenti pieni di sogni e di voglia di fare. Immagino un ambiente dove si respira creatività e determinazione, dove posso guidarli, supportare e aiutarli a tirare fuori il meglio di sé, sia a livello tecnico che umano. Vorrei essere una guida, qualcuno che ispira fiducia e che dà loro gli strumenti giusti per crescere e affrontare le sfide del futuro. Non so ancora se questo percorso sarà all’interno di una mia startup, dove tutto parte da zero, o in una grande azienda, dove le risorse e le opportunità per innovare sono più ampie. In entrambi i casi, ciò che conta per me è lavorare su qualcosa che abbia un impatto reale e che lasci il segno.
Quale è la sfida più importante che il mondo dei dati e algoritmi ha di fronte a sé oggi?
Creare agenti AI efficienti, che facciano il loro lavoro senza sprecare risorse, è una delle sfide più grandi di oggi. Modelli come quelli di OpenAI, Anthropic e Mistral sono incredibilmente potenti, ma consumano enormi quantità di energia e generano molto calore. Questo pone una domanda importante: come faranno le big tech a gestire tutto questo senza impattare troppo sull’ambiente? Si parla di centrali nucleari, energie rinnovabili e nuovi sistemi di raffreddamento. Sarà interessante vedere quali soluzioni verranno adottate nei prossimi anni per rendere questa tecnologia più sostenibile.
Segnalaci il progetto o la risorsa nel mondo dei dati di cui non potresti fare a meno …Le librerie che consiglio a tutti gli aspiranti coders sono Langchain e Langraph. Permettono rispettivamente di fare connessioni a LLM e di utilizzare agents.
Un’altra libreria che trovo molto interessante è CrewAI , anche essa si occupa di agents e mi piace molto il mondo in cui vengono creati e gestiti gli agenti.
👃Investimenti in ambito dati e algoritmi. Start-up of The Month: Together.ai
Come ogni mese, grazie al mio monitoraggio costante dell’innovazione e degli investimenti a livello globale, ho l’opportunità di presentarti una startup che ha catturato particolarmente la mia attenzione. Questa realtà si distingue non solo per aver ottenuto finanziamenti significativi a febbraio 2025, ma anche per il modo in cui integra dati e algoritmi nei suoi prodotti.
Partiamo dai dati di funding globali di febbraio 2025, che non sono stati affatto positivi! Secondo i dati di Crunchbase, si registra un calo di oltre il 20% rispetto a gennaio 2025, segnando uno dei livelli più bassi degli ultimi due anni. Probabilmente, pesa l’incertezza politica ed economica del momento.
Analizzando il mio database sugli investimenti nel mondo VC, noto comunque una tendenza chiara: la crescita degli investimenti nelle aziende categorizzate come Data & AI, che rappresentano più del 33% del totale. A queste si aggiungono le aziende che utilizzano l’AI nei loro prodotti e servizi, pur senza sviluppare direttamente stack tecnologici legati ai dati e all’AI. Sommando questi due gruppi, secondo i miei calcoli, si supera il 50% del funding sia in valore che in numero di operazioni.
La startup del mese appartiene proprio al primo gruppo ed è decisamente interessante, soprattutto se lavori con lo stack della generative AI.
Together AI è una startup fondata nel 2022 da Vipul Ved Prakash, Ce Zhang, Chris Ré e Percy Liang, con sede a San Francisco. L'azienda offre una piattaforma cloud che permette a sviluppatori e imprese di addestrare, perfezionare ed eseguire modelli di intelligenza artificiale generativa, supportando oltre 200 modelli open-source in vari ambiti, tra cui chat, immagini e codice.
Questo approccio è sempre più importante perché promuove l'innovazione attraverso trasparenza e accessibilità, riducendo la dipendenza da soluzioni proprietarie.
Proprio a febbraio 2025, Together AI ha raccolto 305 milioni di dollari in un round di finanziamento guidato da General Catalyst e Prosperity Ventures, raggiungendo una valutazione di 3,3 miliardi di dollari. Complessivamente, ha raccolto 534 milioni di dollari in quattro round di finanziamento, coinvolgendo 23 investitori, tra cui Salesforce Ventures, NVIDIA, Kleiner Perkins, Emergence Capital, Lux Capital e Coatue.
Se vuoi approfondire, ti consiglio di dare un’occhiata alla sezione del loro sito dedicata ai modelli disponibili: troverai (quasi) tutti i modelli open-source più interessanti. E se vuoi testare in concreto i loro servizi, c’è anche una pagina con le "ricette" per provare le diverse funzionalità, tra cui agenti, fine-tuning dei modelli, RAG e search, con codice pronto all’uso.
👂🏾Organizzazione e cultura dei dati e algoritmi nelle organizzazioni. Le (5) competenze chiave per non restare indietro nell’era dell’AI
Si discute sempre più animatamente, dentro e fuori le organizzazioni, su quali siano le competenze più utili in questo periodo di grandi cambiamenti, in cui l’ingresso di intelligenze non solo umane nel mondo del lavoro è sempre più marcato. A mio avviso, però, se ne parla (e si agisce) ancora troppo poco in ambito scolastico, soprattutto a livello universitario.
Indovinare quali siano le competenze più importanti non è facile, ma alcune sono sicuramente destinate a diventare sempre più centrali. Per condividere la mia opinione, ti segnalo un post di Bernard Marr, in cui elenca le sue cinque competenze chiave. Non so se siano le cinque più importanti, ma di certo sono fondamentali. Eccole, con qualche spunto in più per renderle ancora più concrete rispetto a come le presenta Marr:
AI Fluency: The New Digital Literacy
Significa studiare e usare queste nuove intelligenze artificiali in modo approfondito. Non si tratta di saperle costruire, ma di comprenderne limiti e potenzialità, monitorandole in un processo di apprendimento continuo.Digital Transformation Leadership
È collegata alla precedente, ma riguarda più specificamente la capacità di guidare il cambiamento e coinvolgere gli altri: colleghi, superiori, team. E non è più una competenza riservata solo ai manager...Perpetual Learning Agility
Qui si va oltre l’apprendimento continuo: parliamo della capacità di imparare ovunque, in ogni momento e con qualsiasi strumento. Anche (e soprattutto) sfruttando le intelligenze artificiali!Strategic Foresight And Complex Problem-Solving
Come ripeto spesso, la complessità del mondo è aumentata enormemente negli ultimi vent’anni, e con essa la difficoltà di fare previsioni, anche per le intelligenze artificiali più avanzate – AGI compresa quando e se ci sarà. E qui l’essere umano farà la differenza ancora a lungo.Emotional Intelligence: The Human Edge
Il fatto che la nostra intelligenza sia legata a un corpo ci dà un vantaggio che continuerà a fare la differenza. Almeno finché la capacità di percezione del mondo da parte dei robot non subirà un salto in avanti che, per ora, non sembra all’orizzonte. 🙂
Per concludere, voglio citarti un passaggio di
, che nella sua newsletter sull’AI (disponibile per gli abbonati a Internazionale) parla delle competenze necessarie per lavorare con l’intelligenza artificiale:“Si è detto più volte che per lavorare con le IA è necessario prevedere la supervisione umana (human in the loop), ma il problema è che, per assorbire gli effetti di cui parla Mollick, ci vuole una supervisione umana esperta (expert in the loop): servono figure che possano fare da interfaccia fra il modo in cui funzionano queste macchine e le loro applicazioni. Nel frattempo lo sviluppo va avanti veloce e chi ha meno mezzi o possibilità di accesso alle tecnologie resta indietro.”
La sua newsletter da sola merita l’abbonamento: Alberto Puliafito è una delle persone che tratta questi temi con più equilibrio e competenza in Italia.
E già che ci sono, ti segnalo anche questo suo ottimo articolo su come introdurre l’intelligenza artificiale in azienda. Lo condivido in pieno!
👀 Data Science. Oltre il CV: come cambia il modo di trovare (e cambiare) lavoro e uno strumento utile per farlo
Era stato il link più cliccato nel numero 37 di questa newsletter ed è ancora assolutamente rilevante per diversi motivi.
Come scrivevo quasi tre anni fa: “The Datascience Interview Book raccoglie una collezione, divisa per argomento, di quesiti tecnici realmente posti nei colloqui di selezione in diverse aziende in giro per il mondo. Unisce il ripasso della teoria al suo utilizzo in problemi concreti … Questo libro non tratta gli argomenti in modo approfondito, ma solo quanto basta per prepararsi al colloquio. Il presupposto è che chi lo utilizza abbia già una certa familiarità con l'argomento e lo stia usando per ripassarlo. Sono incluse ulteriori risorse per chi desidera approfondire. In breve: non usatelo come un libro di testo, ma come un supporto per il ripasso.”
Se sei interessato al tema dei colloqui, vorrei aggiungere qualche spunto attuale su come sta cambiando il mondo del lavoro e, di conseguenza, il modo di presentarsi quando si vuole cambiare lavoro. Con l'aumento del tasso di cambiamento e del numero di freelance, avere un modo di presentarsi aggiornato e moderno è fondamentale per tutti.
A questo proposito, trovo particolarmente rilevante il post di
E parlando di cambiamento, ma dal punto di vista dei recruiter e delle risorse umane all'interno delle organizzazioni moderne, consiglio il post di Rob Sheffield, “The Future of Hiring”. Ti traduco una delle parti più significative, ma se faciliti il lavoro di persone a qualunque livello, ti raccomando di leggerlo integralmente:
“Considerando il panorama emergente delle carriere a portafoglio e dei percorsi non lineari, le società di ricerca e selezione del personale dovranno reinventare radicalmente le loro strategie per rimanere rilevanti. Dovranno passare dal matching basato sulle credenziali alla previsione delle competenze e del potenziale. Le metriche tradizionali, come i titoli di lavoro, la posizione in azienda o la reputazione del settore, diventeranno meno significative, dato che i candidati assembleranno sempre più carriere attraverso lavori, progetti e ruoli ibridi. Le aziende si affideranno a strumenti guidati dall'intelligenza artificiale per analizzare i curriculum alla ricerca di competenze trasferibili, come la risoluzione dei problemi nei ruoli di crisi e la collaborazione interfunzionale nelle startup … le aziende di reclutamento dovranno passare dalla “semplice copertura dei posti vacanti” alla cura degli ecosistemi di talenti.”
👅Etica & regolamentazione & impatto sulla società. Due chiacchiere con il futuro me: l’esperimento del MIT che aiuta a guardare avanti (con meno ansia)
“Future You" è un'esperienza interattiva pensata per stimolare l'auto-riflessione e il pensiero a lungo termine. È il cuore di un progetto del MIT di Boston che ho provato in prima persona e che mi ha messo in dialogo con il mio “io generativo” di 25 anni più vecchio, ovvero un presunto Stefano Gatti 80enne.
Innanzitutto, vorrei rassicurarti: non dovrai dedicare ore a inserire informazioni su di te, ma serviranno comunque alcuni minuti per fornire al Large Language Model alla base del progetto il contesto della tua proiezione futura. Il tutto si basa su un gruppo di ricerca solido e su un paper che racconta la costruzione del progetto, oltre ai primi risultati ottenuti su più di 300 persone che hanno partecipato all’esperimento.
E quali sono stati questi risultati? Secondo i partecipanti, dopo l’interazione con il proprio avatar futuro, il livello di ansia rispetto al domani è risultato decisamente più basso e si è sviluppata una prospettiva più chiara sul proprio futuro.
Personalmente, negli ultimi 20 anni di vita professionale ho sperimentato sessioni simili o attività analoghe: dai percorsi con coach in carne e ossa alle lettere scritte al proprio sé futuro, recapitate fisicamente dopo sei mesi o un anno dalla scrittura. Ho sempre trovato questi esercizi di riflessione a lungo termine estremamente utili, proprio per la loro capacità di stimolare l’auto-analisi. Anche questo progetto si inserisce in questa linea. Ho trascorso circa 30 minuti di chat con la mia proiezione futura e l’ho trovata qualitativamente nella fascia medio-bassa rispetto ad altre esperienze simili che ho provato in passato. Non è stato tempo sprecato, ma un confronto guidato da un coach esperto in presenza, per quanto mi riguarda, resta nettamente superiore.
Detto questo, ti consiglio comunque di provare l’esperienza, soprattutto alla luce del commento di Santina Giannone e sul Trust Barometer 2025, un’indagine globale annuale che misura la fiducia del pubblico nelle istituzioni: governi, imprese, media e ONG. L’edizione 2025 si può riassumere come la "crisi delle lamentele", con quasi tutti gli indicatori della fiducia in stagnazione o calo. In un mondo che invecchia e che viene costantemente bombardato da notizie negative – amplificate dai media per catturare la nostra attenzione – anche solo un momento di riflessione sul lungo termine con un chatbot può valere la pena di essere sperimentato.
Perché, come scrive Santina Giannone nel suo commento al Trust Barometer 2025:
"Come ci ricorda lo scrittore Yuval Noah Harari: «in un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere». Ed è da questa consapevolezza che possiamo ripartire per evolvere da “semplici” tessitori di fiducia attraverso le relazioni pubbliche a “architetti” della fiducia."
Buona chiacchierata con il futuro te! 😉
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